
Giovanni D’Amico, attuale direttore sportivo dell’Atalanta, ha ripercorso la propria carriera in un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport. Dalla prima esperienza a Verona fino al consolidamento a Bergamo, il dirigente ha spiegato il suo percorso e le sfide affrontate negli ultimi anni, smentendo inoltre le voci che lo volevano vicino al Milan.
"Sono a vedere le finali Primavera e ritrovo Fusco, nel frattempo al Bologna. Mi chiede come ho visto Mattia Vitale, giovanili Juventus. Faccio una relazione verbale, me ne chiede un’altra, un’altra, poi cambia domanda: 'Devo rifare l’area scouting: ci sei?'. Me lo chiede di nuovo quando va a Verona, poi l’upgrade: 'Tu sei tagliato per fare il ds'. Non ci credevo, inizio a farlo quando lui - stagione 2017-18 - si dimette. Gli dico: 'Mi dimetto anche io'. 'No, tu resti'. L’estate dopo Maurizio Setti apprezza un paio di cessioni: 'Se te la senti, il ds lo fai tu'. Sensazione pazzesca, quando ho telefonato a Federica, mia moglie, mi tremava la voce".
"Difficile all’inizio, molto formativo: a Verona ero troppo istintivo a volte, mi è servito a disciplinarmi. Ma i miei principi restano gli stessi: lealtà, rispetto, l’importanza di risolvere problemi quotidiani".
"Ho letto troppe cose: di sicuro non mi sono mai sentito, neanche per un giorno, fuori dall’Atalanta".
"Casi molto simili e non piacevoli da vivere. Devi gestire l’oggi dimenticando che sono ragazzi con cui ieri ha vissuto mille cose. Sei costretto ad andare oltre certe emozioni che hai ancora addosso: è dura".